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Come la Brexit può cambiare il Calcio Inglese

La Teoria dei Buchi Neri è uno degli argomenti più affascinanti nell’ambito scientifico su cui dibattono i maggiori teorici contemporanei della fisica quantistica.

Ma cos’è un buco nero?

Di fatto si teorizza che esistono luoghi nello spazio caratterizzati da una forza gravitazionale molto forte che ne impedisce l’uscita di qualsiasi corpo dal loro interno. La circonferenza esterna di questo spazio è ciò che è visibile e perciò ci è noto e si chiama “orizzonte degli eventi”. All’interno invece vi è una condizione di buio e di silenzio di cui non siamo in grado di conoscerne gli eventi.

Come Inghiottito da un Buco nero torna d’attualità il cosiddetto Effetto Brexit.

Sono passati ormai degli anni da quel referendum eppure il governo britannico non è ancora riuscito a trovare un piano coerente per lasciare l’Unione Europea, contribuendo a diffondere un clima di incertezza che coinvolge non solo il Regno Unito ma l’intero continente.
C’è trepidazione attorno agli effetti della Brexit: ci sono previsioni schiaccianti fatte dagli economisti britannici  che anticipano come, nei prossimi 5 anni, la loro economia subirà una forte contrazione arrivando a ridurre di oltre il 3% il reddito procapite. Ma il punto cruciale è che, in questo Buco Nero, NESSUNO sa cosa realmente accadrà.

Bloomberg: stima una “lenta dissolvenza” dei profitti nel Regno Unito dal 2019 in poi.

Nessuno ha idea di cosa può succedere anche nel Mondo del Calcio

La sterlina inglese da sempre è stata in grado di attrarre investimenti esteri, ragion per cui oggi l’economia nazionale è anche spinta da investitori che hanno trasferito oltre manica ingenti somme di denaro ed il business del calcio è stato molto coinvolto in questo percorso di sviluppo e di crescita.
Ovviamente i tifosi sperano che tutto resti invariato, ma anche il calcio, che fa parte a tutti gli effetti dell’economia reale, si troverà in questo Buco Nero.
La cosa certa è che la Brexit, a prescindere che abbia conseguenze positive o negative, è destinata a cambiare il calcio inglese.

Intanto, il Regno Unito, tornerebbe fuori dagli Stati che prevedono la libera circolazione dei lavoratori in ambito UE ovvero: reintroduzione del Permesso di Lavoro anche per i giocatori europei oltre che, l’impedimento di mettere sotto contratto giocatori stranieri under 18.

E’ chiaro che questo aspetto provoca già da solo una netta rottura rispetto all’attuale scenario di calcio mercato dove, le ricche squadre della Premier ingaggiano oggi soprattutto all’estero i loro Top Player o quelle giovani promesse destinate poi a generare plusvalenze e dunque profitti. L’uscita del Regno Unito dalla Comunità Economica Europea, ridimensionerebbe non poco questa possibilità e non c’è da escludere, come logica conseguenza di ciò, che anche gli interessi dei magnati russi o degli sceicchi potrebbe ritenere poco attrattivo ed incentivante questo nuovo scenario che si andrebbe a creare.

Possibile perciò ipotizzare, se non già confermare, che in questo nuovo ambiente sarà difficile per i Club inglesi riuscire a competere con quelli continentali che invece avrebbero una burocrazia semplificata sul calciomercato. E se oggi la Premier League è la lega Europea che incassa più soldi anche dai diritti televisivi, lo deve a tutti i campioni che è riuscita ad attrarre: ecco un domani venendo meno questa possibilità non può che generare un grave danno economico per tutto il movimento.

Certo, dall’altra parte ci sarebbe un ritorno alla tradizione conservatrice che storicamente ha caratterizzato sia il calcio che, in generale, la cultura anglosassone.
Ci sarebbero infatti maggiori opportunità di crescita per i giovani giocatori inglesi con un’oggettiva prospettiva di far tornare nuovamente competitiva la nazionale dei 3 leoni. Noi italiani sappiamo perfettamente come l’eccessivo ricorso al mercato estero contribuisce ad abbassare i valori del calcio autoctono con evidenti strascichi nei risultati della Nazionale.

Nell’intreccio tra calcio e politica, l’Inghilterra non è la prima volta che si trova ad affrontare cambiamenti radicali che vanno a cambiare il corso dello sport nazionale. Già un’altra donna, ancor prima di Theresa May, negli anni ’80 affrontava le tensioni tra il calcio, i suoi sostenitori e l’establishment, era una lady cosiddetta di ferro: Margaret Thatcher.
Pugno duro in un periodo di disordini sociali che sfociavano nella violenza degli Hooligans negli stadi, il governo Thatcher mise in piedi il cosiddetto “modello inglese” per affrontare e contrastare il fenomeno.
Fu un modello repressivo e che in estrema sintesi trattava tutti i tifosi come se fossero dei criminali. In una società fuori controllo è stato all’epoca sufficiente intervenire con delle regole da applicare.

Oggi con la Brexit è diverso. Non ci sono criminali o codici penali da rispettare. Sono proprio quelle deregolamentazioni che la Brexit si trascina con se ad avere serie conseguenze sull’economia. Già tante multinazionali finanziare e commerciali (JP Morgan; Golman Sachs; Sony, Unilever etc.) hanno iniziato la fuga dal Regno Unito spostando in altri Paesi la loro sede .

Ciò è sintomatico di come per il calcio inglese l’effetto BREXIT sarà sicuramente negativo anche se, come in un buco nero, è impossibile sapere cosa c’è al suo interno se non dopo aver subito il cambiamento e ritrovarsi parte di esso.

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