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Calcio

La diplomazia del calcio

Varsavia 8 Settembre 2021: i giocatori dell’Inghilterra sono bersagliati di fischi dal pubblico polacco quando, prima della partita, si inginocchiano in supporto al movimento Black Lives Matter. Lewandowski, capitano delle Polonia, mostra ai suoi tifosi la scritta del patch “Respect” presente sulla maglia.

Lewandowsky ha uno sguardo che la dice lunga sul senso di ipocrisia che si avverte in certe circostanze del calcio di oggi

Stesso giorno, altra partita, altra nazione, altro conflitto culturale: Kosovo-Spagna

Il doppio confronto tra queste due nazionali nella fase ad eliminazione per la qualificazione al Mondiale in Qatar, dimostra come il calcio non si giochi sempre all’interno di un campo da gioco. E’ un ulteriore brutto esempio di come i vertici del calcio mondiale predicano bene e razzolano male consentendo certi contorni dietro all’evento sportivo.

Già all’andata (il 31 Marzo 2021) si era palesato l’imbarazzo diplomatico che aveva portato la federazione kosovara a minacciare di non presentarsi all’incontro dopo una pubblicazione su Twitter della Federcalcio spagnola in cui li ha definiti “il territorio del Kosovo” anziché uno stato indipendente.

L’incontro tra Spagna e Kosovo è il non riconoscimento di una nazione verso l’indipendenza dell’altra.

Il ministro degli Esteri spagnolo, Arancha González Laya, dichiarava che “il calcio è calcio e le regole del calcio sono stabilite dalla FIFA. Invece le regole per il riconoscimento degli Stati sono stabilite dal diritto internazionale».

Il Kosovo si è dichiarato unilateralmente indipendente dalla Serbia nel 2008 ed è attualmente riconosciuto come stato da 98 paesi (compresa la stragrande maggioranza dell’Unione europea) ma non dalla Spagna. In campo calcistico, la federazione kosovara è stata ammessa dalla FIFA e dalla UEFA nel 2016.

Il rifiuto spagnolo di riconoscere l’indipendenza del Kosovo come Stato risale ai tempi del governo di José Luis Rodríguez Zapatero ed è stato proseguito dalle amministrazioni di Mariano Rajoy e Pedro Sánchez ed è dovuto, tra l’altro, a non creare precedenti per i movimenti indipendentisti presenti all’interno del Paese, ad esempio Paesi Baschi e Catalogna, poichè soprattutto quest’ultimo ha preso come ispirazione proprio il modello kosovaro.

A Pristina, la capitale kosovara, l’ex presidente Hashim Thaci ha fatto riferimento al conflitto, invitando la Spagna “a riconoscerci, perché sarebbe la decisione giusta. Il caso del Kosovo è speciale. La pulizia etnica e il genocidio da parte dello Stato di Slobodan Milosevic sono avvenuti in Kosovo. Abbiamo scatenato una battaglia per l’esistenza. L’intervento della NATO è stato un intervento umanitario per proteggere la popolazione civile. La Spagna non è la Serbia, non è governata da uno Slobodan Milosevic e nemmeno la Catalogna Kosovo”.

Ricordiamo per dovere di cronaca che Thaci ha dovuto dimettersi nel novembre 2020 dopo che la sua incriminazione, da parte del Tribunale dell’Aia per crimini di guerra durante il conflitto tra i separatisti kosovari e l’esercito serbo, è stata confermata.
Per anni, ci sono stati diversi incroci tra nazionali sotto l’egida dell’UEFA che vengono evitati a tutti i costi a causa di conflitti militari o diplomatici tra le loro federazioni affiliate. Possono chiedere il veto all’entità continentale per non dover scontrarsi in zone di eliminazione, come nel caso della Russia con l’Ucraina (conflitto del Donbass) o dell’Armenia con l’Azerbaigian (conflitto del Nagorno Karabakh) .

La stessa Spagna, infatti, si è avvalsa di tale diritto per evitare di dover affrontare la squadra di Gibilterra, a causa del conflitto che ha con la Gran Bretagna su quel territorio e il Kosovo lo ha utilizzato per evitare di imbattersi in Serbia e Bosnia.

A causa di tutti questi conflitti tra le due federazioni, la partita tra Spagna e Kosovo ha rischiato seriamente, all’andata, di non essere giocata.
Il rapporto tra le due nazioni è stato complesso sin dalla proclamazione dell’indipendenza kosovara. Nel 2009, il presidente Zapatero ha ritirato le truppe spagnole nella regione, cosa che gli è valsa molte critiche da parte della NATO. Anni dopo, il suo successore, Mariano Rajoy, rifiutò l’ingresso del Paese nell’Unione europea e si rifiutò di partecipare a un vertice dei paesi dell’UE con quelli dei Balcani in Bulgaria per evitare di sedersi al tavolo con i rappresentanti kosovari.

La corda è stata tesa così tanto che poco più di due anni fa il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha minacciato di escludere la Spagna dalle competizioni internazionali se non avesse fornito una soluzione in modo che il Kosovo potesse parteciparvi.

Anche l’ingresso della delegazione del Kosovo in Spagna non era stato senza polemiche. A causa della complessità di dover presentare visti speciali per entrare in un Paese che non riconosce l’altro come Stato indipendente, le autorità spagnole hanno limitato l’elenco dei visitatori a 30 e, secondo il quotidiano El País, tra i visti rifiutati c’era quello di un poliziotto militare che si presenta come tifoso della squadra kosovara.

Accoppiate entrambe nel girone B in vista del Qatar 2022, la squadra kosovara non ha mai avuto ambizioni di qualificarsi al mondiale. I due giocatori più rappresentativi sono il centrocampista Arber Zeneli dello Stade Reims e la nostra conoscenza italiana della Lazio Vedat Muriqui.
In tv i telecronisti spagnoli non hanno mai utilizzato la parola a ‘Kosovo’ ed hanno scelto di usare ‘Federazione calcistica del Kosovo’. Inoltre, in tv hanno mostrato un’iconografia minuscola e non in maiuscolo come invece di solito accade nella parte in alto dello schermo che accompagna il risultato.

Nonostante le varie richieste di riconoscimento del Kosovo per ottenere l’approvazione della Spagna e di altre nazioni, non è ancora riconosciuto da più di 70 paesi a livello diplomatico come Russia o Cina (che hanno anche conflitti interni di indipendenza) ma ha il sostegno da altre 100 nazioni come Stati Uniti, Giappone, Francia, Germania e Gran Bretagna all’ONU.

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