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Il lavoro più bello del mondo [la versione di Paolo]

Il Procuratore Sportivo (o agente) è la persona che negozia, per conto degli atleti, i contratti con le società sportive ottenendo, in cambio, una percentuale dell’ingaggio.

La fredda definizione presa da Wikipedia non coglie però due caratteristiche necessarie sulla figura del Procuratore Sportivo:
il rapporto personale: che si instaura tra l’agente ed il suo assistito;
il rapporto di fiducia: che va oltre l’aspetto giuridico; roba nemmeno troppo rara nel vedere come alcuni calciatori siano di fatto molto legati al proprio agente e viceversa.

Nulla a che vedere con la Relazione Programmatica scritta da Jerry Meguire ma sicuramente anche in questa professione vi è un lato romantico che fa a cazzotti con i milioni che ciascuno aspira a guadagnare.
Stiamo parlando di una professione che dal 2015 fa si che chiunque ne abbia i requisiti minimi richiesti, presentando una semplice autocertificazione, può iscriversi al Registro dei Procuratori Sportivi FIGC.
Tale liberalizzazione (ed accesso alla professione) ha però ottenuto un risultato inverso rispetto a quello voluto: generando un sistema poco trasparente e caotico.

Lo stesso Presidente FIFA, Gianni Infantino, si dichiara favorevole ad una nuova riforma nel tentativo di disciplinare in modo più trasparente il ruolo dell’agente.

Siamo abituati a sentir dire che il buon procuratore fa la fortuna: dei suoi assistiti; delle squadre di calcio con cui collabora; oltre che di se stesso. Da appassionati, siamo affascinati da questa figura mitologica che infiamma le sessioni di calciomercato, ed in un Paese come l’Italia ecco che diventiamo tutti CT ogni volta che gioca la Nazionale e siamo tutti Procuratori ogni volta che si apre il mercato.

Eppure siamo poco abituati a sentire la voce di chi è protagonista con le proprie competenze nel dietro le quinte di un mondo che gli stessi addetti ai lavori definiscono variopinto.
Per non farci mancare niente, abbiamo intervistato Paolo Seghezzi, 42 anni, laureato in Economia, con un passato da calciatore e da allenatore e che oggi è fondatore dell’agenzia Calcioprofiler.

Da diversi anni, Paolo opera sul mercato nazionale ed internazionale ed è fortemente interessato al calcio giovanile, dove sogna di tornare di nuovo nella vecchia veste di allenatore.
Intanto però indirizza le strade di tanti ragazzi che sognano di sfondare nel mondo del pallone, e ci spiega come sia importante per un procuratore moderno l’attività di scouting tra i giovani.

Non tutti hanno la batteria di Jorge Mendes, ma tutti quelli che fanno questo mestiere, per ambizione, ne vorrebbero una simile prima o poi! CIT. ME MEDESIMO

• Paolo, raccontaci prima di tutto come funziona questo lavoro, da quanti anni fai l’agente e come è nata questa passione che poi si è trasformata in una vera e propria professione?

Le cose capitano un po’ per caso! Io ero un allenatore ed ero felice di esserlo, ma poi per alcune vicissitudini mi sono ritrovato in questo mondo a collaborare con altre persone ed in particolare a fare un’intensa attività di scouting. Diciamo che ho fatto un periodo di apprendistato ed ormai sono diversi anni che opero nel settore. Circa 4 anni fa ho poi deciso di iniziare a lavorare da solo, cercando di trovare una mia strada che mi consentisse di esprimermi con i miei modi ed il mio stile di lavoro in un mondo che è davvero variopinto…

• Quali sono le mansioni principali del tuo lavoro?

Ognuno ha una sua linea di condotta, ed è bello personalizzare il lavoro per renderlo il più aderente alla propria personalità.
In realtà il ruolo dell’agente è quello di provare a disegnare una carriera a giocatori giovani o meno giovani. C’è la scrivania, c’è la rete di contatti e ci sono i contratti ovviamente.
Il lavoro sul campo è prettamente più di scouting ed ogni professionista può organizzare il proprio mestiere nel modo più vicino alle proprie peculiarità ed a me piace molto stare sul campo.
Anche perché, se un domani devi spendere delle parole per un calciatore e lo hai visto mentre si muove in campo con i tuoi occhi, allora lo fai con ragion dovuta.

• Secondo te ci sono stati dei cambiamenti nel mondo dei procuratori negli ultimi anni? Il calcio è cambiato?

Qualche anno fa hanno deregolamentato il ruolo del Procuratore togliendo l’Esame di Idonietà Professionale che adesso dovrebbe essere però reinserito. Personalmente mi trovo d’accordo con il reinserimento dell’esame perchè le competenze sono necessarie. Quando vai a rappresentare dei calciatori ci sono delle regole da conoscere e delle normative specifiche. Oggi, il tentativo di liberalizzazione che vi è stato nel 2014 ha generato un ambiente, usando un termine forse esagerato ma non troppo, che somiglia ad una giungla dove è pericoloso muoversi.
Soprattutto è un rischio per i ragazzi, poiché un errore di un agente può davvero precludere delle possibilità di carriera o causare gravi problemi ai calciatori. Secondo me è cambiato decisamente in peggio ma adesso sembra che anche le stesse istituzioni se ne siano accorte e dovrebbero intervenire per mettere un freno a certi fenomeni.

• Hai in un certo senso anticipato la prossima curiosità, infatti lavori spesso con ragazzi del settore giovanile: il sogno di tutti è arrivare in serie A, ma è veramente il ragazzino più talentuoso ad arrivare al successo? Oppure è facile cadere in alcune “trappole”?

E’ una bella domanda. Purtroppo è il fulcro di tutto.
In un mondo perfetto, ho sempre sostenuto che, il ruolo dell’agente è assolutamente superfluo. In un mondo del calcio disegnato in modo tale che colui che merita arriva a giocare nei campi più prestigiosi, l’agente sarebbe utile magari solo per qualche questione meramente normativa o contrattuale. Vero è che oggi la figura del procuratore ha conquistato eccessivo potere, e lo dico “tirandomi un po’ contro” come si suol dire… Però effettivamente c’è un eccesso laddove alcune scelte fuori dal terreno di gioco diventano più importanti che il terreno di gioco stesso. Questo non dovrebbe succedere. Però è la realtà, per rispondere alla domanda in maniera sintetica, purtroppo ci sono tanti e tanti ragazzi che non hanno quello che il campo dice che invece meriterebbero.

• Nel tentativo di rendermi procuratore per un giorno, mi puoi parlare di qualche giocatore che segui…un giovane emergente sul quale punti molto e che un domani io possa dire lo sapevo?

Io adoro il calcio giovanile, ormai lo avrai capito! Mi piace perché venendo dallo scouting ed avendo fatto l’allenatore per me i giovani sono una reale passione. Poi diciamolo, il calcio giovanile è il meno remunerativo benchè tutti invece dicono di puntare sui giovani e poi pochissimi puntano seriamente sui giovani…
Ora, dire un nome non è semplice, oppure sarebbe banale dire i nomi che tutti conoscono. Guarda ti faccio un nome e non lo faccio italiano sennò faccio i nomi che fanno tutti e poi non sono neanche originale no?
Si chiama Luka Zvetanin, è un ragazzo classe 2003 della nazionale Serba di categoria ed io sarei pronto a scommettere che arriverà nel calcio che conta.

• In Italia c’é spazio per nuovi agenti di calciatori? Ci sono nuove nazioni in cui il calcio é emergente nelle quali sarebbe produttivo lavorare?

Allora diciamo subito che c’è spazio per chi ha passione e volontà, insomma per chi ha “il sacro fuoco” come diceva il mio amico Paolo Bargiggia tempo fa in un a chiacchierata. Per fare questo lavoro devi avere il sacro fuoco perché delle volte incontri situazioni che ti scoraggiano un po’, soprattutto nei primi periodi di start up. Però c’è spazio, assolutamente soprattutto per chi ha voglia di farlo in un certo modo: io li incoraggio eccome le nuove leve. Piuttosto il calcio è diventato globale perciò è difficile andare a prendere mercati che non sono stati già aggrediti, però io in questi ultimi tempi personalmente vedo nel calcio Est Europeo un importante mix di grande tecnica e fisicità che sono in sostanza le prerogative del calcio moderno.

• Cosa potresti consigliare ad un giovane che vuole fare questo lavoro? Com’è per un giovane muoversi in un ambiente che dall’esterno viene molto volte visto come una cerchia ristretta in cui ci sono delle vecchie volpi.

Come in ogni professione ci si può ritagliare la propria fetta di mercato. Chiaro, l’ambizione è quella di fare il Top Agent ed è un pò l’ambizione anche mia (che non lo sono sostanzialmente); però è un’ambizione che di fatto mi ha aiutato a realizzare una realtà (Calcioprofiler ndr) comunque soddisfacente sotto tutti i punti di vista poiché in grado di inserirsi in una fetta di mercato come questa. Un giovane ce la può fare anche se è vero che ci sono delle dinamiche difficili da capire. Questo si.

• Qualche giornalista ha messo in giro negli anni l’opinione di non vedere di buon occhio la figura del procuratore. In effetti può essere considerato come una figura a metà tra un mercante avido e scaltro e un uomo di potere pronto a rovinare presidenti, società e calciatori. Ma sono proprio i procuratori la rovina del calcio?

E’ un’altra bella domanda dalla risposta articolata e non scontata. Io non sono un gran difensore della categoria. Non sono un ipocrita e non mi piace andare per partito preso. Gli agenti hanno sicuramente delle responsabilità per delle disfunzioni nel mondo del calcio, ma è anche vero che sono uno dei fattori e non l’unico fattore. Ci sono tanti altri problemi nel calcio e delle volte si sa….nelle normali cronache rosa o nere che siano ci vuole sempre qualcuno che faccia il ruolo del colpevole. La figura del procuratore, in questi ultimi tempi è stata additata in modo negativo, ha le sue responsabilità concrete ma ci sono anche altre problematiche che andrebbero risolte in maniera radicale.

• Cosa ne pensi dei procuratori diventati quasi dei vip, protagonisti più dei giocatori stessi. Magari il caso di un procuratore di un giovane portiere di una grande squadra italiana che ha riempito le pagine dei giornali un anno fa… Un tuo parere se puoi.

Io in realtà vado un po’ controtendenza, nel senso che del procuratore in questione non ne condivido lo stile e non lo seguo come modello d’ispirazione nel mio lavoro. Lo considero però molto bravo a fare il proprio lavoro. Non ricerco il suo stile perché non mi piace ed è innegabile un’eccessiva mania di protagonismo. Ma benchè non sia un mio punto di riferimento, la mia onestà intellettuale mi impone di dire che comunque conoscendo parecchi dei suoi assistiti, non conosco nessuno tra questi (anzi, forse uno ma non farò il nome) che non è contento del suo operato.

• Progetti per il tuo futuro oltre a diventare un grande procuratore?

Se devo dire la verità la mia fetta di mercato mi soddisfa molto. Io ancora oggi rispettando i regolamenti federali devo comunque andare ad allenare le squadre dell’oratorio…(ridendo). Paradossalmente il mio desiderio un giorno è di mettere da parte un po’ questo lavoro, magari passarlo a qualcun altro che collabora con me perché per fortuna ho dei collaboratori bravissimi e di tornare a fare l’allenatore. Ribadisco, a me il campo piace tantissimo…

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