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Profondo Maradona

Villa Fiorito ha rappresentato per Maradona un punto fermo della sua intera vita: sempre fedele alle sue origini ed ai profondi legami che lo univano alla famiglia ed alla gente di un luogo socialmente difficile.

Calle Azamor n. 523 del Comune di Villa Fiorito, frazione di Lomas de Zamora, provincia di Buenos Aires. Sono queste le coordinate per raggiungere la casa natale di Diego Armando Maradona. Un luogo di processione e culto tanto da essere dichiarato, dopo la sua morte, “sito di importanza storico nazionale” dal Governo argentino.

Al di là dei meriti sportivi, Maradona è infatti diventato uno dei “simboli più riconoscibili dell’identità del Paese del sole che ride” proprio per l’enorme influenza dell’uomo nella cultura popolare della Nazione.

Diego è stato un rivoluzionario in continua ribellione. Ha lottato contro gli inglesi fino a deriderli nel Mondiale dell’86; ha lottato contro la Fifa prima con Havelange fino a Blatter e contro il calcio italiano del Nord identificandosi nella sua Napoli. Ha stretto alleanze contro Bush schierandosi dalla parte di Fidel Castro, del leader venezuelano Chavez e con la Bolivia di Evo Morales.

Insomma, Maradona ha sempre identificato l’eterna lotta dei deboli contro i forti e lui è sempre stato dalla parte degli ultimi probabilmente per via delle sue origini e del contesto socio-economico in cui è nato e cresciuto a Villa Fiorito.

Dove inizia la lotta di Maradona

I media ci raccontano che Maradona è la rappresentazione di un miracolo proprio in virtù del fatto che la sua affermazione arriva malgrado sia nato in un povero quartiere nella periferia della periferia della provincia di Buenos Aires. Da una base di difficoltà e povertà arriva ad essere il più grande della storia del calcio. Questo percorso è però piuttosto il risultato di uno sforzo quotidiano, di una lotta per scalare partendo dai bassifondi sociali. Ancora oggi a Villa Fiorito ci sono molte persone che lavorano e che escono per combattere ogni giorno, con le armi del lavoro e dello studio per farsi strada nella vita. Proprio come Maradona ha fatto con il pallone tra i piedi.

Quando Maradona nella sua autobiografia associa Villa Fiorito al concetto di “lotta” è proprio perché lottare è il filo conduttore che unisce il suo luogo di origine. Anzi è lo stesso Diego che associa la sua indole combattiva proprio al fatto di essere originario di un posto dove bisogna costantemente lottare, ogni giorno, anche per un pezzo di pane.

A Fiorito ci sono tanti Maradona, tante vite che si identificano in una. Mi piace Maradona perchè rivendica la sua classe sociale, il ragazzo che proviene dal basso e che alla fine tra mille contraddizioni riesce a vivere così come ha giocato.

Maradona ha conosciuto la gloria ed il successo e con essi il denaro; eppure, come per la polvere sopra un mobile anche su di lui quando passi il dito allora scopri il legno. Sullo sfondo è il Diego di Villa Fiorito che lotta da sempre e che non si è fatto addomesticare da nessuno.

 

La Casa di D10S

Mauricio Pepey ha dipinto il murales del gol di Maradona contro l’Inghilterra a Villa Palito (murale s conosciuto come La Matanza) su richiesta di Juan Enriquez, il leader peronista che guidò il processo di urbanizzazione del quartiere. Un omaggio della sua città nei confronti di Maradona come uomo del popolo. Sono tante le generazioni di uomini e di donne che si sentono molto identificati con Maradona fondamentalmente perché era qualcuno che è partito come loro dal basso.

Diego, lasciando il suo Villa Fiorito, ha intrapreso un viaggio diventando un esempio di ribellione contro tutti i limiti che la società impone e lo ha fatto con il solo obiettivo di crescere raggiungendo qualcosa di diverso dalle difficoltà che il destino gli aveva riservato. Nel farlo ha dato voce alla sua gente che tutt’oggi vive nell’anonimato della povera e difficile periferie argentina.

All’età di 25 anni, quando la maggior parte di noi scopre che odore ha ciò che fa male e ciò che piace, Maradona stava già allungando le mani per realizzare il sogno che aveva raccontato alla telecamera mentre giocava in un campo sterrato a Fiorito: alzava al cielo la Coppa del Mondo in Messico.

Oggi di quel luogo famoso per l’intervista di un Maradona bambino, sono state recuperate (come cimeli) le porte originali che hanno sentito Maradona dire “Da grande voglio giocare per la squadra nazionale e vincere una Coppa del Mondo”. Villa Fiorito intimamente li custodisce come reliquie in un campo in via Larrazábal a due isolati da quello originale.

Nella zona sud della periferia di Buenos Aires, le stazioni ferroviarie fungono da punto di partenza per determinare il centro e la periferia. Più ti allontani dalle strade, più le cose diventano popolari. A Villa Fiorito, che dista circa 40/45 isolati dalla stazione di Lanus, siamo lontani da tutto.

Il 25 novembre 2020 è il giorno che non aspettavamo di vivere ed arrivato così all’improvviso. In quel mezzogiorno “Maradona è morto” sono state le  parole che hanno paralizzato la vita dell’intero Barrio. I residenti di Fiorito non hanno sentito il bisogno di recarsi fino al quartire della Boca né all’Obelisco. Hanno camminato per pochi isolati fino alla casa natale di Diego per dire addio all’idolo che il loro quartiere ha prestato al mondo.

Oltre che nei cuori di noi che lo abbiamo amato, Maradona continuerà a vivere nell’eternità e nella quotidianità della sua amata Fiorito. Vivrà tra la gente di quel quartiere che tanto intimamente ne conosce e ne respira le origini, nei binari e nei murales delle stazioni, nelle vene aperte dell’America Latina e nella casa di via Azamor che sua mamma, Doña Tota, ha nel tempo regalato a un vicino che l’ha aiutata con la pulizia e la manutenzione della stessa.

Di un uomo che ricorderemo anche per i tanti eccessi e per la dipendenza dalla cocaina che ne condizionerà oltre alla vita sportiva anche quella personale, rimane invece per Villa Fiorito il ricordo di un adolescente gioioso di giocare a futbol. Un calcio che giocato a quel modo non si era mai visto prima ed un ragazzo che da quel luogo è partito per conquistare, riuscendoci, il mondo ed i nostri cuori.

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