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Soprannomi Albiceleste

Tra il sacro ed il profano che contraddistingue da sempre la cultura e la vita quotidiana del popolo argentino, non è da meno l’importanza dell’apodo ( o sobrenombre ) usato con lo scopo, più o meno simpatico, di identificare qualcuno con un punto estetico, affettivo, denigratorio o altro!

Se giochi a Calcio, sei argentino e non hai un Apodo allora hai un problema!

Il valore del soprannome è quello di trasportare la persona che lo porta in una dimensione diversa.

Essere prima di tutto l’ apodo e solo dopo, se gli altri te lo concedono, puoi essere la persona fisica e terrena (senza l’apodo).

L’Albiceleste Argentina, è abituata ad affrontare da protagonista le competizioni per nazionali insieme alle solite note: La Roja o la Furia Roja spagnola oltre che i VerdeOro Brasiliani o la solita Die Mannschaft Tedesca ( che senza lo spauracchio Italia ci arriva più tranquilla ai prossimi Mondiali in Qatar)!

Così come ogni uomo, anche ogni nazionale di calcio ha infatti il suo soprannome.

Gli Argentini sono maestri nell’affibiare soprannomi a tutto ed a tutti!

Abbiamo giocato con i soprannomi dei giocatori della nazionale, tirando fuori un ipotetico 11 titolare rileggendo la formazione “por los apodos y non por los nombres” della selezione che ha preso parte alle ultime qualificazioni per il Mondiale in Qatar:
Martinez; Romero, Otamendi, Acuna, Molina; Lo Celso (MacAllister), De Paul, Paredes; Messi, Lautaro, Di Maria

All. Lionel Scaloni
Soprannominato “El Toro” (“Il Toro”) per via della sua forza fisica e per la grinta che trasmetteva in campo, quando ricopriva il ruolo di terzino destro. A La Coruna lo chiamavano El Caballo perché nel crossare aveva un movimento che ricordava la criniera del quadrupede.
Ora che è l’allenatore della nazionale, la squadra stessa ha un soprannome che trova l’etimologia nel cognome del suo proprio allenatore: La “Scaloneta”.

Emiliano Martinez (Portiere)
Il Ragazzo di Mar de Plata è chiamato Dibu, e lui stesso ha spiegato che è dovuto alla somiglianza con l’omonimo personaggio del film cartone animato del 1997.  El Dibu è un tipo coatto come dimostra l’episodio dell’ultima coppa America: Semifinale contro la Colombia; partita decisa ai rigori; Martinez ha davanti come primo rigorista Davinson Sanchez al quale prima di calciare dice chiaramente “Mi dispiace fratello ma ti mangio vivo” e Sánchez sbaglia

Nahuel Molina (difensore)
Chiamato El Negro, il suo, sembra un soprannome apparentemente semplice e generico ma che invece testimonia la fascinazione e l’affetto popolare argentino per l’apodo basato sull’origine nazionale e razziale della sua gente. Molina è il tipico argentino purosangue che la gente ama per la garra che ci mette. E questo apodo è il modo più serio che la cultura popolare ha per portargli rispetto. Criollo

Cristian Romero (Difensore)
El Cuti è l’apodo che gli ha dato la sorella, di due anni più grande di lui, quando è nato vedendolo avvolto in un lenzuolo bianco. Molte fonti attribuiscono invece allo zio l’origine, ma è un dettaglio. Il suo soprannome calza con il senso di tranquillità che dimostra nelle più complesse situazioni di gioco

Marcos Acuna (difensore)
El Huevo Acuna: “come ti chiamano Pibe?”
La storia è ambientata in mezzo a un campo da calcio, a Neuquén, quando Acuña aveva 12 anni e giocava un torneo provinciale con la sua squadra, l’Olimpo.
All’improvviso l’arbitro lo ferma ed avvicinandosi gli chiede di sapere il suo nome. Dopo la partita l’arbitro ritorna da lui dicendogli che il motivo per cui aveva appuntato il suo nome perché sarebbe andato lontano, anzi avrebbe fatto “crack” come un uovo che si rompe. Una similitudine per spiegargli quanto lo ritenesse forte

Nicolas Otamendi (Difensore)
È conosciuto nel suo Paese con l’appellativo di El General, in ragione del fatto che festeggia i suoi gol con il classico saluto militare con la mano sula fronte.
Per via della sua barba lunga è’ anche conosciuto con il Soprannome di Mohicano che gli conferisce un’immagine ed un portamento da duro.

Rodrigo De Paul (centrocampista)
Rodrigo De Paul merita ormai un apodo all’altezza del giocatore di caratura internazionale che è diventato. All’inizio era chiamato La Máquina, per evidenziarne la dote di visione del gioco e soprattutto di rifinitore nell’ultimo passaggio. Nell’evoluzione e nella maturazione calcistica che sta vivendo oggi c’è chi lo chiama Topadora (ovvero Bulldozer) per l’impeto e la tecnica con cui scava la terra che solca giocando a pallone.

Leandro Paredes (centrocampista)
Nel 2012, a 18 anni era già nella prima squadra del Boca Juniors.
Classe cristallina, piedi e fantasia! Tanto era bastato all’epoca, in un Boca post Riquelme a fargli guadagnare l’apodo di El Nuevo Roman.
Per chi conosce il valore simbolico di Roman Riquelme per il mondo Boquense, si rende conto che non è stato facile né ricevere e né portare un soprannome di questo tipo. Nel tempo è conosciuto anche con il meno scomodo soprannome El Mago.
Oggi gioca con l’eleganza di un Tango di Gardel in versione futbolistica. 

Giovani Lo Celso (Centrocampista)
E’ chiamato ‘Mono‘ o ‘Monito‘, almeno così ha deciso suo padre fin da quando Giovani era piccolo. La scimmia, insieme a Paredes e De Paul, formano i cosiddetti “AMIGOSSSSS L.P.D. apodo autoproclamato del trio di amici inseparabili che nasce dalle iniziali dei loro cognomi. Purtroppo salta per infortunio il mondiale in Qatar ed il suo posto in mezzo al campo sembra appannaggio di uno che ha un nome che è tutto un programma:
Alexis Mac Allister: Ok, ovvio che ha origini scozzesi. Altrettanto ovvio che in principio il suo cognome era esattamente come quello di un altro giocatore di culto del calcio scozzese McAllister, ma che poi si è spagnolizzato aggiungendo la “A” fisica in mezzo. La verità però è che non ha un soprannome e si è addirittura battuto per non averlo. Infatti quando ha ricevuto la sua prima convocazione in nazionale nel 2019 molti dei suoi compagni hanno cominciato a chiamarlo “Colo”, una specie di apodo molto comune in Argentina per apostrofare coloro che hanno i capelli rossi. Il problema è stato che a lui non piaceva, ed in quella occasione ha chiesto addirittura a Messi, in qualità di capitano, di informare i compagni di non chiamarlo in quel modo. La leggenda vuole che, dopo questo episodio, non sia stato convocato per due partite e che ci fosse lo zampino dei compagni. Oggi si fa chiamare semplicemente Ale.

Angel Di Maria (Centrocampista/Ala)
Detto El Fideo, per quella sua connotazione fisica.
All’apparenza gracile, longilineo e con le braccia fini e lunghe, ricorda uno spaghettino.
Ha la classica storia sudamericana fatta di povertà, di padre che lavora in miniera e di come il calcio ha sorriso ad una situazione precaria.

Se cercate El Fideo su Google Translate non viene fuori niente, ma il lunfardo, la lingua del Tango, in realtà esiste solo in Argentina!

Leo Messi (Attaccante)
Conosciuto come La Pulga (La Pulce) per via della sua esile corporatura. Si è scritto e detto tanto su di lui che preferisco tacere.
Vi dico solo che all’ interno dello spogliatoio del Barca lo chiamavano El Presidente, per via del fatto che era il giocatore più forte del Gruppo oltre che , al di là di quanto si pensi, anche il più carismatico.

PS. C’è già chi lo chiama DIO ma al momento non scomodiamo il più grande Diego Maradona conosciuto anch’egli come DIO o anche D10S

Lautaro Martinez (Attaccante)
Il suo modo di affrontare la partita rende decisamente onore al suo apodo. Lautaro El Toro Martinez si porta dietro questo soprannome dal momento in cui sbarca giovanissimo a Buenos Aires, affibbiatogli per una giocata fatta nel corso di una partita contro l’Indipendiente, ovvero: un poderoso stop della palla di petto, con un movimento decisamente taurino.
La sua esultanza invece rimanda alla sua emoticon preferita, cioè quella che incrocia le braccia, proprio come fa al cospetto dei suoi tifosi dopo ogni gol.

OMAGGIO A Sergio Leonel Aguero del Castillo (Attaccante) OVVERO IL RE DELL’APODO IN EPOCA MODERNA
Lui più che avere affibbiato un soprannome, è stato ribattezzato!
Si perché è conosciuto come Sergio “El Kun” Aguero ed anche nella distinta dell’arbitro e sulla maglia da gioco ha sempre portato come parte del suo nome anche il suo Apodo.

Il nome deriva dal titolo dell’Anime giapponese Kum Kum il Cavernicolo, che ha per protagonista un bambino di 5 anni che vive all’età della pietra.
Fu un certo Jorge Chetti, suo vicino di casa ed amico d’infanzia che gli dette il soprannome in quanto era solito guardare insieme la serie animata e pare che il piccolo Sergio manifestava un’attrazione davvero speciale per Kum Kum.
Si è talmente immedesimato nella realtà del suo soprannome che nel 2016 ha denunciato una paninoteca di San Miguel de Tucumán (nella provincia di Santa Fè) rea di chiamarsi Sandwichería El Kun sfruttando perciò la sua notorietà.

Immaginiamo dunque la distinta dei telecronisti argentini al prossimo mondiale che  potrebbe recitare più o meno così:

Dibu; El Negro; El Cuti, General, El Huevo; Topadora, Monito, Nuevo Roman, Pulga, Fideo, El Toro.
All. El Caballos de la Scaloneta

E se la rosa è un fiore che emana lo stesso profumo a prescindere da come la chiami, allora anche la Rosa dell’argentina esprime il suo potenziale a prescindere dal nome degli interpreti.  Scomodiamo pure William Shakespeare e le diatribe tra le famiglie Montecchi e Capuleti, introducendo il classico concetto che molto spesso vale più la cura dell’apparenza che della forma.

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